Autobiografia clinica

di Myriam Perseo

 

Il termine persona ha assunto un significato rilevante nell’ambito della cultura pedagogica e filosofica contemporanea, quale dimensione fondante dell’esistere umano complesso e concreto. Mettere al centro dell’interesse pedagogico la persona significa confrontarsi con una crisi che può divenire nuovo punto di partenza per avviare una riflessione sulla circolarità tra il percorso di vita e il percorso di formazione. La Pedagogia Clinica  rivolge il proprio interesse alla persona totale, muovendosi nella convinzione che il valore di un metodo educativo è dato dalla possibilità di sviluppare ogni aspetto di essa e di offrirle l’opportunità di esprimere i propri sentimenti, acquisire conoscenze e abilità, apprendere come imparare. Conoscere e conoscersi sono dimensioni possibili all’interno di un percorso che preveda lo sviluppo del pensiero narrativo, che si esprime attraverso le parole, la grafia, le immagini, le creazioni, i ricordi e permette a ogni persona di costruire il proprio mondo e la propria identità. Raccontarsi significa percorrere le strade della memoria, alla ricerca di una trama personale da seguire e dispiegare: la memoria ospita la nostra vita, restituendocela sempre diversa. Essa è costituita da avvenimenti,  percezioni, emozioni e  vissuti che non hanno tempo perché presenti già a partire dalla vita prenatale. Prestare attenzione adeguata, appropriata, legittima a se stessi e alla propria storia fa della pratica autobiografica una dimensione Clinica ovvero del prendersi Cura e, inoltre, rende tale pratica formativa e auto formativa, nell’ottica propria della cura sui . Una metodologia che rivela la formatività  della cura di sé, fondata sull’autocontrollo e sull’umanità. Essa non si pone obiettivi o traguardi da raggiungere, non può essere programmata a priori, perché,  si rivolge alla vita con l’intento di favorire l’armonia tra il pensiero e l’azione. Incoraggiare la capacità di prendersi cura di sé è un impegno concreto per il Pedagogista Clinico®, orientato ad affinare nell’uomo tutte le sue potenzialità, accrescere le possibilità conoscitive, sviluppare l’efficacia con un’operazione di soggettivazione i cui valori siano soddisfatti dalla stima di sé e dei propri bisogni sociali.

Il lavoro di narrazione di sé, attraverso modalità differenti, acquista grande rilevanza formativa e pedagogico clinica, perché permette, a colui che si narra, di ripercorrere la propria esistenza e di ripensarla «per assegnarsi un’identità ed un senso nuovi e ulteriori rispetto a quelli del reale, cronologico, empirico», per leggere le tracce di sé, ordinarle e valorizzarle, per offrire significato, unità e coerenza vissuto.

Scrivendo o narrando la propria storia il soggetto si apre a se stesso e problematizza i dati della memoria e dell’introspezione, dando luogo ad un intreccio non lineare tra memoria/tempo/senso. Un lavoro personale che, in quanto tèchne maieutica è in grado di favorire nella persona la possibilità di assegnare significato alle proprie esperienze attraverso il racconto, nella sicurezza di essere accolto, con il proprio portato, dal Pedagogista Clinico. Tale lavoro diviene la possibilità di narrare la persona e di farlo per la persona stessa, imparando a prendersi cura del proprio essere. Il racconto di sé diventa, quindi, la ricerca di nuove opportunità formative; è un raccontarsi per cercarsi, riconoscersi, prendersi cura di sé e, contemporaneamente, è ricerca di riconoscimento, in quanto identità uniche e irripetibili, da parte degli altri.  Qui troviamo i due aspetti fondamentali della narrazione di sé: quella personale, intima e quella relazionale, collettiva, una storia dentro la Storia.

Al Pedagogista Clinico spetta il compito di costruire con la persona un dialogo fondato sulla reciprocità, la fiducia, l’attenzione, che favorisca l’emergere della cura come «la qualità esistenziale fondamentale, in quanto l’essere dell’Esserci si rivela come Cura» Essa è la manifestazione sostanziale della vita umana, poiché quest’ultima non si presenta senza la cura, o meglio, la vita umana non si dispone in una direzione di senso senza l’esistenza della “cura” che ne rende possibile l’apertura all’assunzione di significato. Ospitare le storie personali nel proprio sguardo offre al Pedagogista Clinico la possibilità di sostenere la persona nel proprio percorso di ricerca individuale e di conoscenza e di facilitarla nel tirar fuori tutta la ricchezza del proprio mondo interiore. «L’attenzione rivolta alla globalità dell’individuo, impone al Pedagogista Clinico un interesse per il mondo dell’emozionalità, degli affetti, delle aspettative, dei sentimenti dei soggetti con cui si troverà ad operare ».  La competenza del Pedagogista Clinico sta, infatti, nella capacità di fare nel dare, nel donare occasioni in cui la persona possa cercare e trovare il proprio spazio, rintracciare risposte idonee ai suoi bisogni, divenire consapevole della propria presenza nel mondo. In questa ottica è chiaro il compito della Pedagogia Clinica: «realizzare concretamente il principio di una concezione educativa integrale e dinamica che consideri l’individuo nella sua totalità e nella complessità dei suoi possibili cambiamenti […] Infatti, se il soggetto si prende cura di sé conoscendosi, e si conosce raccontandosi» sente, poi, «bisogno di indirizzare il proprio messaggio a qualcuno» , qualcuno che lo ascolti in una situazione che possa favorire il dialogo e l’espressione in ogni sua forma. Narrarsi per scoprirsi, comprendersi, imparare è una modalità che dà la possibilità, dunque, di promuovere  il desiderio di conoscenza di sé e del mondo, sviluppando “un’intelligenza interiore” che incoraggia la cura verso se stessi. Ogni racconto autobiografico è un discorso auto-riflessivo, espresso da un soggetto rispetto alla propria vita, una formazione intesa come processo di crescita con una connotazione evolutiva, un significato dinamico.

Il Pedagogista Clinico nel prendersi cura della persona sa che dovrà essere disponibile a saper attendere, saper ascoltare con pazienza e interessamento vero; inoltre, sarà consapevole che il suo prendersi cura è orientato verso lo sviluppo della capacità di favorire la cura sui. Peculiarità appartengono al Pedagogista Clinico per formazione: ogni istante è importante per accogliere, creare un rapporto di crescita, di benessere, per approfondire, comprendere e comprendersi, per imparare dalla vita, dalle storie ascoltate e restituite alla persona che si narra.

 (in Rivista Pedagogia Clinica-Pedagogisti Clinici, Edizioni Scientifiche ISFAR Firenze, n.26/2013).