di Sami Basha |
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La continua invocazione di pace in Medio Oriente, portata avanti da singoli, associazioni e governi, in diverse parti del mondo, delinea uno scenario importante, nonché uno stimolo al cambiamento che tuttavia non sortisce nessun riscontro positivo. La pace lì sembra essere inafferrabile, ed è ostacolata in ogni suo passo: la profonda speranza del suo conseguimento, perciò, potrebbe costituire la ragione fondamentale che mi induce a riflettere. Ma chi pensa “pedagogico”, e in particolare il pedagogista clinico che si pone di fronte ad una situazione di conflitto di tal genere è portato a considerare l’emergenza e l’intervento nel post-conflitto. E proprio la pedagogia clinica come scienza rivolta alla persona, aiuta ad elaborare un processo capace di portare frutti sicuri e duraturi, forieri di un reale cambiamento. Anamnesi di un popolo È forse un po’ ardito proporre l’anamnesi di un popolo; ma trattare la situazione palestinese come se si raccontasse la vita di una persona – della persona-Palestina -, potrebbe risultare altresì stimolante. Procedere all'”anamnesi del popolo palestinese” significa evidenziare alcuni dei sintomi del disagio in cui esso vive nella sua terra. Con tale anamnesi non intendo presentare una posizione politica, piuttosto “radiografare” il disagio della persona-Palestina. Descrivere gli effetti del conflitto in Palestina porta ad elencare ciò che si configura come negazione della libertà (nelle più varie accezioni che questo termine possa sottintendere), come immobilità coatta, ingiustizia invalidante: tutto intacca la dignità della persona, ferisce l’identità e l’appartenenza. L’anamnesi dovrebbe, di fatto, scandagliare le lacerazioni che intere generazioni hanno vissuto e vivono, che toccano il contesto familiare e personale, oltre che sociale e politico e sono ancora vive nell’intimo. Ogni famiglia potrebbe raccontare dell’abbandono delle case o dei terreni occupati dall’israeliano, della scomparsa inspiegabile di un parente o della morte di un caro… Ma mi limito a parlare della fascia più giovane e più importante della popolazione, quella che un giorno, si spera, sarà alla guida dello Stato. |
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