Convegno ANPEC Regione Lombardia

Giovani generazioni tra transizione e fragilità – Lo sguardo pedagogico clinico in dialogo con il territorio

Il tema del Convegno che l’ANPEC tiene al “pirellone” nella sede della Regione Lombardia di Milano alla presenza di Alessandra Locatelli Assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità Regione Lombardia e dei Consiglieri Regione Lombardia Max Bastoni e Silvia Scurati, è problematico, perciò corre un elogio ai relatori che si propongono al confronto e che con i loro contributi potranno dimostrare la complessità e darci degli orientamenti educativi per evitare alla persona giovane uno sviluppo ostacolato dalla fragilità.

L’obiettivo è di liberare lo stereotipo abituale del giovane “soggetto problematico” in perenne conflitto relazionale e convertirlo in persona ricca di risorse caratterizzate dalla motivazione all’azione per un bisogno desiderato che la spinge a tenere certi comportamenti finalizzati a raggiungere il proprio obiettivo.

Sono bisogni che riguardano le necessità di crearsi una rete relazionale in cui si è riconosciuti e si riceve approvazione e stima, si realizzano tutte le potenzialità nella spontaneità e nella capacità di creare rapporti umani profondi; aspirazioni comuni alla pluralità di persone pur non giovani.

Da ciò viene da chiederci a chi si deve la responsabilità di rendere fragile la persona giovane?

Il giovane come ogni persona non vuole essere fragile, né vuole essere inteso tale, e se lo è si può ragionevolmente pensare che ci sia una responsabilità di altri, di quelli che non hanno ben inteso che “tutti dovrebbero essere educatori”.

E, se fossero dei buoni educatori dovrebbero saper leggere il multiforme mosaico che caratterizza e distingue le strategie comunicative con cui il giovane ripone la propria identità e la propria personale disponibilità allo scambio con l’ambiente sociale.

Educatore, abile a utilizzare ogni linguaggio e a saperlo tradurre, rappresentativo, rivelatore delle difficoltà così come delle risorse; un modo accanito per affermarsi o per difendersi capace di mettere in evidenza i legami connessi alle emozioni, sorgenti di fragilità.

Avere assunto queste abilità permette ad un capace educatore di individuare e leggere le difficoltà manifeste, le potenzialità inespresse che emergono dalle relazioni con l’ambiente e le risposte che ne riceve, e le strategie comunicative con cui cerca di rapportarsi al mondo. Professare l’educazione è dimostrare di avere abilità nel seguire il pensiero unitivo, dinamico e dialettico, l’interconnessione dei diversi aspetti della personalità.

Essere educato ad educare muove il pensiero a porci la domanda: chi educa l’educatore? Certo deve essere educato non formato, e oltre a saper apprendere dalla persona deve saper favorire scambi comunicazionali che avviino ad accessi polieducativi che consistono nell’espandere, sviluppare, affinare ed elaborare tutte le potenzialità, le abilità e le disponibilità della persona giovane, capace di produrre ampie sinergie e risvegli orientati alla sua globalità.

Marta Mani