Il Movimento nato nel 1974 trova espansione in Firenze di un gruppo di uomini di scienza impegnati nel difendere il valore di una diversa qualità della vita, promotori fin dai primi anni ’60 di costanti lotte condotte con grande fervore e impegno sociale. Si componeva di una presenza dominante di pedagogisti e di pedagogisti che rivestivano il ruolo di ortopedagogisti, di medici, sociologi e filosofi che si incontravano presso il Centro Studi Antiemarginazione.
Gli incontri che si tenevano nel Cenacolo erano prodromo di una nuova consapevolezza sul ruolo moderno che doveva assumere l’elaborazione culturale, espressione di un pluralismo senza connotazioni di credo e ideologia. Si voleva fare opinione, avviarsi per arrivare a costruire in esclusiva dialettica con un linguaggio che assumesse man mano gli stilemi della cultura e del riferimento politico, una mediazione con le varie forme di potere, un capitolo sul rapporto tra intellettuali e società, un segmento nato da assunti conoscitivi e approdato all’impegno “di classe” misurato rispetto ai grandi sconvolgimenti politici, culturali e sociali; brani di vita che restituiscono più di mille analisi sociologiche l’humus di passioni e aspettative.
Il processo è paragonabile a un vero e proprio sviluppo embriologico dove via via si è arrivati a una progressiva definizione delle funzioni e dell’identità, radice costituente l’origine del Movimento dei Pedagogisti Clinici.
Nel febbraio del 1974 maturò alla riflessione del gruppo la proposta sulle definizioni di Pedagogia Clinica per la scienza che animava quel sapere scientifico e socio-culturale che aveva guidato il gruppo nella ricerca di soluzioni indispensabili all’educazione della persona già negli anni precedenti, e di Pedagogista Clinico® per il professionista che avrebbe reso possibili questi orientamenti. Il successo del vocabolo “clinico” in affiancamento al sostantivo “pedagogia” o “pedagogista” fu immediato e accolto all’unanimità con entusiasmo.
L’aggettivo “clinico” ha avuto una duplice valenza, quella di identificare una disciplina educativa che perseguisse i principi dell’uguaglianza che, in opposizione alla concezione patologico-terapeutica focalizzata sul deficit e orientata sui criteri del separatismo, della cultura sensoriale e dell’ortopedia psichica desse inizio ad un percorso innovativo, culturale, scientifico e professionale orientato al principio di “aiuto alla persona”, e rappresentare il focus dell’elevazione professionale propria delle competenze affidate alla pratica educativa del concreto, positivamente creativa, indirizzata al vasto ambito dei bisogni della persona di ogni età, a sostegno di una società rivolta ad innalzare i livelli di democrazia e mossa da un profondo senso di solidarietà umana.
Questa nuova scienza, la Pedagogia Clinica e la professione di Pedagogista Clinico® si imposero dunque in alternativa ai criteri sanitarizzanti e assistenziali affinché l’uomo potesse riconquistare la propria libertà personale.
Marta Mani