La creatività nell’educazione

di Alberto Sedini

 

La creatività è la capacità di prendere spunto dalla fantasia per realizzare qualcosa di nuovo nella realtà.  Negli anni ’50 Guilford ha proposto una teoria della creatività ancora oggi considerata valida. Egli sostiene che la creatività derivi dall’intrecciarsi di tre forme di pensiero: fluido, flessibile e originale.

La fluidità di pensiero è definita come la capacità di fornire, ad una domanda o ad un problema, più risposte prese dallo stesso ambito.

La flessibilità di pensiero è definita come la capacità di fornire risposte prese da più ambiti.

Per originalità si intende la capacità di fornire risposte uniche o rare. L’unicità e la rarità non sono da considerarsi come assolute, ma relative al gruppo di riferimento.

Per fare un esempio che chiarisca questo concetto di creatività, alla domanda “Dimmi cosa conosci di colore verde?” chi rispondesse: “Erba, alloro, zucchine, verze, alberi, trifoglio, quadrifoglio, insalata…” evidenzierebbe un pensiero molto fluido (molte risposte), ma poco flessibile (tutte le risposte sono riferite allo stesso ambito di provenienza: la flora). Chi, invece, dovesse rispondere: “Lo smeraldo, il pesto alla genovese, i riflessi dell’acqua lacustre, la divisa militare” evidenzierebbe meno fluidità rispetto al soggetto precedente (meno risposte), ma una flessibilità notevolmente maggiore (tutte le risposte sono attinte da ambiti diversi). Chi rispondesse: “Il colore della mia auto, la camicia di mio zio, il foulard della mia fidanzata…” acquisirebbe un punteggio pari a zero perché le risposte sono recuperate solo dalla propria esperienza personale e non da categorie da tutti usufruibili. Chi decidesse di rispondere “Una delle strisce orizzontali della bandiera lituana” probabilmente darebbe una risposta originale. Probabilmente e non certamente poiché non è detto che il fornitore della risposta in questione non faccia parte di un gruppo recentemente recatosi in Lituania. In quest’ultimo caso è anche possibile che più persone forniscano quella stessa risposta che, conseguentemente, cesserebbe di essere originale.

Ultimamente si tende ad implementare le tre funzioni di pensiero individuate da Guilford con la capacità di decentramento cognitivo, ossia guardare alle situazioni anche da punti di vista diversi dal proprio.

La teoria di Guilford ha avuto il pregio di contribuire a fare chiarezza nei confronti di alcuni fraintendimenti. Essere eccentrici, ad esempio, non coincide con l’essere creativi. Una persona eccentrica può essere creativa, ma può anche non esserlo. Per lungo tempo un altro grosso fraintendimento è stato quello di far coincidere la creatività con il pensiero divergente. Per pensiero divergente si intende la capacità di risolvere le situazioni in modo diverso dalla massa (non convergendo sulle stesse scelte). Il pensiero divergente fa, sicuramente, parte del pensiero creativo, ma le due cose non coincidono. Possiamo dire che la divergenza rientri nella flessibilità e nell’originalità di pensiero, mentre la fluidità ha più collegamenti con un orientamento cognitivo convergente.

In ambito scolastico, gli insegnanti che chiedono agli studenti di essere creativi, di divergere, di pensare con la propria testa, commettono un grave errore. Dovrebbero sapere che la creatività non può essere chiamata a comando  e che è opportuno metterli nelle condizioni di sperimentare le loro intuizioni, le loro ipotesi e la loro validità. Vivere le proprie istanze creative non può rintracciarsi negli insegnamenti condotti con la modalità della lezione frontale passando la maggioranza del tempo ad ascoltare,  che oltre a non essere creativa può essere inutile o controproducente. Così come i doppi legami che vengono utilizzati dagli insegnanti, propri delle domande retoriche, di quelle domande che hanno già la risposta prevista, la banalità di quei problemi matematici che non sono né problemi né matematici. Non sono matematici perché spesso prevedono solo un’esercitazione aritmetica e non sono problemi perché, per definizione, un problema è qualcosa di cui non si possiede ancora la risposta. Lì, invece, è già presente oltre la risposta anche il percorso da effettuare per averla. Chiaramente, se qualcosa è banale non può riguardare il pensiero creativo. La banalità è il contrario della creatività.

Il pensiero creativo è collegato all’immaginazione che, stimolata, ne  rinforza lo sviluppo. Occasioni di immaginazione che stimolano l’evoluzione dei percorsi della creatività sono garantite da esperienze di ascolto e di partecipazione attiva alle sollecitazioni musicali che portano ad immaginare e vivere movimenti, ritmi e spazi, e dalle stimolazioni della lettura che guidano  ad immaginare personaggi, ambienti e  situazioni. Una opportunità che non viene offerta dalla televisione, fornitrice unicamente di immagini accattivanti, pre-stabilite.

La Pedagogia Clinica  si basa essenzialmente su stimoli che generano nella persona effervescenze creative. Al pedagogista clinico non sfuggono la flessibilità, la  fluidità e l’originalità del pensiero, egli favorisce la produzione espressiva e rinforza la capacità di guardare le cose da più punti di vista. Lavora sulle potenzialità, sulla  crescita dell’autostima, e ne valorizza le esperienze con i tanti metodi e tecniche che sono proprie di questo professionsita.

(in Rivista Pedagogia Clinica-Pedagogisti Clinici, Edizioni Scientifiche ISFAR Firenze, n.12/2005).