Cinquanta anni or sono la crisi della coppia sostenuta dal movimento femminista era molto acuta a causa della rivisitazione del rapporto fra le componenti, e per questa situazione conflittuale il Pedagogista Clinico®, considerato un professionista con competenze idonee per un aiuto educativo, veniva frequentemente consultato.
Il rapporto di coppia era comunemente descritto in termini accusatori, strutturato su schemi rigidi e quindi riduttivi e immobili che mettevano in forse la struttura relazionale. Le motivazioni della crisi della coppia evidenziavano gli sbilanciamenti di equilibrio a favore ipotetico dell’uomo o della donna considerati come aspetti parziali di un rapporto, due entità isolate.
La divisione di compiti e di poteri, correlati peraltro a guadagni narcisistici sostanziali sia per l’uomo che per la donna, non bastavano più alla copertura difensiva di conflitti e problematiche personali. Capitava che l’osservazione di una coppia permettesse la ricognizione di tante fra queste discordanze a cui si aggiungevano assai frequentemente quelle dovute a questioni di soldi, a cattivi rapporti con le famiglie di origine, a problemi creati dal lavoro del marito o della moglie, a problematiche dovute alla mancata soddisfazione di coloro per i quali il matrimonio aveva il significato di sistemarsi, accettare le fine dell’adolescenza, labile e capricciosa, smettere di divertirsi per diventare adulti, seri e responsabili, mettere “testa a posto e figli al mondo”, anziché investire sul vivere più pienamente e profondamente il proprio legame.
Al Pedagogista Clinico®, aiutato dal materiale ricavato dall’osservazione, veniva riconosciuto il compito di vincere l’antinomia delle due posizioni, metterle in parallelo e da entità isolate, farle confluire in una relazione.
L’esempio può scaturire da una coppia seguita per alcuni mesi e che in dinamica aveva esposto un conflitto per mancati reciproci riconoscimenti. Ambedue si sentivano trascurati l’uno dall’altro, e lamentavano ciascuno tipi diversi di riconoscimento non soddisfatto che, astraendo dai contenuti di quanto veniva palleggiato si poteva osservare che non esistesse una relazione di scambio, oppure dal punto di vista semiotico che questa relazione era una elazione di scambio. Affinché il processo di traduzione potesse fare chiarezza e permettesse di fare una più attenta lettura delle insidie, delle convinzioni, reazioni e paure per un lento processo di consapevolezza, di crescente coscienza, in modo di analizzare e interpretare la vita e indirizzare positivamente lo sviluppo del sentimento si sollecitava nei due protagonisti la necessità di rivolgersi alle relazioni sane e all’analisi dei rispettivi bisogni. Nella coppia l’intesa sessuale era presente, solo frenata, poiché ciascuno si sentiva sotto esame, ma l’amore era presente e così il desiderio di uscire dal conflitto e la disponibilità ad una collaborazione creativa, perciò a questa coppia venne richiesto di realizzare assieme composizioni di figurazioni con linee, tratti, macchie, colori, con l’obbiettivo di favorire l’autocontrollo riducendo le reazioni emotive troppo intense, e sviluppare una performance negli adattamenti. Due creatività differenziate che hanno dato luogo alla nascita e alla crescita di una relazione armonizzata dal significato di coppia. Le caratteristiche di entrambi i partner si sono infatti reciprocamente integrate e accettate da una costruzione che hanno condotto gradualmente assieme e che ha permesso di superare la frattura.
Si è avvalorato che l’antinomia della crisi della coppia, in tante occasioni oltre a quella descritta era semiotizzabile dimostrata dalla comunicazione e della significazione dei messaggi, dal riconoscimento di attitudini e di bisogni che possono essere elaborati in un intervento di aiuto personalizzato dai desideri e soddisfatto da una rigogliosa prospettiva di durata con una soluzione veramente matura, capace di soddisfare i mutamenti pur bruschi del costume amoroso e le rudi discrasie fra tradizione e realtà.
Guido Pesci