Metodo BonGeste

Il metodo BonGeste® nasce a seguito di un’esperienza che Guido Pesci ha condotto alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso con due allieve di Thea Bugnet Van DerVoort. Questa, nata a Tilbourg, in Olanda il 28 agosto 1887 è l’autrice del metodo Bon Départ che ha utilizzato per aiutare gli invalidi della seconda guerra mondiale proponendo loro movimenti ritmati con esperienze di respirazione e, successivamente, per i bambini della scuola elementare che presentavano freni e inibizioni nella scrittura. Guido Pesci lo ha ampiamente sperimentato e ha avuto modo di verificarne la validità, pur trovando nel tempo ragione di apportare importanti modifiche per attualizzarlo e arricchirlo con caratteristiche di rinnovamento nel rispetto della scienza e della prassi pedagogico clinica da lui ideate fino a modificarne il nome in BonGeste, coperto da marchio registrato.
Il BonGeste, che utilizza tecniche di movimento rivolte a sviluppare la conoscenza dei segmenti corporei, la loro posizione, il loro stato di tensione e di equilibrio sia in condizioni statiche che dinamiche, comporta un’esplorazione degli impulsi, delle accelerazioni, dei frenaggi e di tutto quello che permette di donare un’orditura all’organizzazione spontanea del gesto e una rappresentatività al proprio corpo. Si tratta di una grammatica che si avvale dell’analisi e della sintesi ricettiva dello stimolo uditivo, dell’attitudine all’ascolto, dell’individuazione, della discriminazione, dell’identificazione e categorizzazione, dei tanti processi conoscitivi e di apprendimento di cui il soggetto reclama il bisogno, al pari di un arricchimento della strutturazione spazio-temporale nello stabilire le distanze, le direzioni e gli orientamenti, la comprensione del tempo e dello spazio, la durata e le proporzioni.
Il metodo offre esperienze che nascono dalla lettura dei coloriti ritmici, delle figurazioni realizzate e rappresentate in campo vuoto e successivamente riportate con segni grafici, e che danno origine ad un sincronismo fra ritmo e movimento del corpo fino ad una più complessa grammatica della gestualità.
L’originalità del BonGeste trova significato nell’associare e accompagnare al gesto ritmi, canti e melodie che contribuiscono a normalizzare il movimento, regolarizzandolo nei tempi, nello spazio e nell’intensità. Le musiche e i canti, grazie al loro ritmo, guidano i segni grafici e vanno a favorire l’organizzazione temporale.
Le esperienze gestuali sono proposte su ritmi con tempi diversi: a 2 tempi regolari (rapidi o lenti), a 2 tempi (uno più accentuato dell’altro), a 3 e 4 tempi, e la scelta di alcuni brani musicali con diverse caratteristiche ritmico melodiche sarà alla base di movimenti su cui il soggetto può armonizzare il proprio corpo ed ogni suo segmento fino a prendere coscienza delle sensazioni toniche e di ogni effetto organizzatore cinetico.
Per mezzo di questo linguaggio corporeo organizzato sui ritmi e reso visibile dal carattere dinamico e timbrico e di cui le figurazioni spontanee interpretano e rappresentano ogni valore espressivo-emozionale e agogico del gesto, il BonGeste porta la persona a raggiungere un’espressione plastico-dinamica di movimenti creativi e a sentire, godere, partecipare il vocabolario dei gesti con cui essa si esprime, vivendo le relazioni fra suoni e gesti ed esplorando i principali dinamismi, fino a sentirsi interamente libera, disponibile ad affermarsi, a reagire e implicarvi la sua personalità più profonda. Per questo il metodo s’inquadra, proficuamente in un progetto pedagogico clinico, poiché risponde alla necessità primaria di indirizzarsi alla globalità della persona ed offre orientamento e significato alle azioni con una produzione di sé attraverso il lavoro e la praxis.
Il metodo BonGeste rappresenta un’importante opportunità per la persona al fine di ricercare un comportamento personale più adeguato all’organizzazione coreografica, un meccanismo di partecipazione basato sull’autocontrollo, finalizzato al piacere di sperimentare combinazioni e permutazioni di movimenti e di gesti sollecitati da stimoli sensoriali, scoprire nuove elaborazioni motorie, tanto da lasciarsi andare a un’evasione espressiva, divenendo così un campo di esperienze con cui assicurare e premiare ogni individuale successo.