Su distese di sabbia cristallina ricoperte di diamanti accarezzati dal sole le persone s’incontrano con grida e danze, sviluppano una libera espressione fino a comunicare le proprie emozioni e il proprio mondo interiore con autenticità.
Il Desert Sound a cui si assiste nelle aree desertiche del Sahara libera l’esposizione di sé tradotta nel piacere mediatore tra il pulsionale-sensibile e l’intellettuale, tra l’Io e l’inconscio con un processo d’individuazione in aggiustamento.
Per effetto della sabbia l’uomo si libera nella propria creatività e scopre il sé in uno spazio in cui le emozioni possono essere rappresentate, strappandole da vincoli che le imprigionano; sabbia che cancella e si cancella, si scopre e si copre, simbolo di eterna rigenerazione. Del pari il deserto ci attrae perché possiamo goderne il silenzio in cui i sensi diventano più vigili e i pensieri più limpidi e le esperienze più intense.
Ascoltare il silenzio introduce in una nuova dimensione, ispira un nuovo rapporto con la realtà; nel silenzio una fitta trama di rapporti si riaccendono, stimolano la nostalgia dei ricordi, le speranze e gli sprazzi di felicità. Ogni posizione di un granello apparentemente ininfluente ha il compito di mantenere l’armonia, ed in essa si rispecchia la meraviglia e la magia dell’universo. I granelli di sabbia in cui è sepolto il mistero della vita, veicolano, con il loro scenografico spettacolo e l’incantevole silenzio, atmosfere sostenute da inaspettate emozioni capaci di dilatare l’anima e recuperare dalla memoria il lento passo dei ricordi.
Tutto questo si rintraccia nel potere generoso della sabbia su cui gli uomini silenziosi del deserto del Sahara, stando seduti in cerchio su distese di sabbia cristallina ricoperte di diamanti accarezzati dal sole, s’incontrano e muovono la sabbia o lasciano tracce libere trace su di essa e, in silenzio riflettono fino a comunicare le proprie emozioni e il proprio mondo interiore e dichiararsi nella loro autenticità, ciascuno, separatamente, con parola parlante e non parlata, quasi osando comunicare le proprie emozioni, il proprio mondo interiore, dichiarare la loro autenticità.
Da tale consapevolezza l’impulso al progetto di ricerca e la prova conseguente di come le mani nella sabbia diano all’uomo l’opportunità di liberare la propria creatività strappandola da vincoli che la imprigionano, dando voce ad emozioni e sensazioni, al piacere e l’efficacia che l’accompagna. Mani nella sabbia che aiutano l’uomo ad imparare il rispetto per la parola, una sorta di monitor e di correzione contro parole vuote e chiacchiere prive di senso; un modo per non perdersi in mezzo al deserto, ma per ritrovarsi.
Questa l’esperienza che a seguito di ampie verifiche e sperimentazioni condotte da Guido Pesci presso il Centro di Ricerca ISFAR-Kromos® ha avuto riconosciuta la validità e tratto il metodo denominato Tales of Sand®(Racconti di sabbia) consolidato come ausiliario nella disciplina del Reflecting® perseverata in pedagogia clinica e da altre diverse professioni.
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