La necessità di riflettere sulle insidie, riconoscere le barriere e le contraddizioni e farvi fronte, ha spinto l’ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici a produrre questo libro con l’intento di contribuire a chiarire i motivi per cui il Ministero dell’Istruzione, così denominato, dovrebbe altrimenti denominarsi Ministero dell’Educazione. I contributi scientifico-culturali stilati dagli Autori, pedagogisti clinici, e che si leggono in questa Opera argomentano, sostanziano e giustificano la denominazione di Ministero dell’Educazione Vs Ministero dell’Istruzione e chiedono a chi è proposto alla direzione del Ministero di svincolarsi dai vecchi ed obsoleti costrutti teorici tradizionalisti che identificano la scuola come il luogo “istruttivo” esclusivo della trasmissione dei saperi. La vasta mobilitazione e l’animato confronto politico a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni nella scuola sta registrando un forte impegno su più fronti per contribuire, con significativi argomenti di pensiero e principi innovatori di dottrina e di pratica, alla realizzazione di una scuola diversa. Il grande interessamento e il serrato confronto mostrano come il dibattito sulla scuola investa fortemente e largamente la società, portandoci così a prendere atto di quanto questa sia afflitta da una profonda mala-educazione e sia quindi obbligata a rinnovarsi per approdare ad un vero e proprio rinascimento educativo. Ed è proprio la consapevolezza dell’importanza che assumono le scelte da fare ad animare la disputa politica, sostenuta purtroppo più dall’opinionismo che non da presupposti scientifici. Ciò che infatti sembra sfuggire è che la scuola dovrebbe essere un’istituzione educante e formativa, una comunità in cui fare appello all’educazione che per l’estensione dei suoi principi, è di vitale importanza per l’uomo e per la società. La scuola dovrebbe essere un luogo in cui, conservati i principi educativi, poter incontrare un insegnante che non più “insegna”, bensì capace di offrire l’opportunità di apprendere in un clima armonico, di attenuare la primaria identificazione emotiva con la famiglia per proporsi con una lenta e graduale partecipazione attiva al gruppo e alla vita sociale, di aiutare a scoprire la validità delle connotazioni del rispetto e della collaborazione. Ma attualmente nella scuola, intesa luogo in cui si insegna o addirittura si “istruisce”, come proclama il Ministero competente, si sta assistendo alla dispersione dei valori educativi. Di fronte a ciò, vien fatto di riflettere come sia indispensabile arginare l’imperizia di quanti pensano che per aiutare una persona ad apprendere si debba solo “insegnare o istruire” limitandosi a fare e far fare. L’abilità indispensabile a chi si occupa dell’evoluzione dell’uomo non può più essere il far apprendere l’esclusivo sapere specialistico delle materie, ma il saper dare, quel dare foriero di un autentico sviluppo in equilibrio. Si impone dunque una svolta coraggiosa, un cambiamento radicale, che parta fin già dal creare un Ministero non più dell’Istruzione, ma dell’Educazione. Da sempre l’Associazione, affidata alla pratica educativa del concreto basata sui principi della Pedagogia Clinica, si è proposta di dare avvio ad un percorso culturale, scientifico e professionale, caratterizzato da passione e impegno sociale rivolto a perseguire una società più giusta e una vita comunitaria più ricca e stimolante, vivacizzata da una fucina di nuovi valori, ricca di rispetti riservati nell’ottica di rapporti umani in grado di accompagnare verso la libertà personale considerata la parte più intima e più nobile. Animata da un clima di fermento scientifico e formativo l’Associazione muove con l’intento di creare con civile coraggio una coscienza costruttiva orientata a cambiare gli schemi tradizionali in nuove regole morali e sociali influendo sull’avanzare in estensione l’aspirazione di un sociale inclusivo. Per l’imperativa necessità di un mutamento sociale e di un nuovo modo di sapere scientifico e socioculturale, l’ANPEC è impegnata nell’apportare alla struttura sociale un ruolo moderno, rinnovato, con progetti per servizi educativi organizzati con mezzi, strategie e azioni, con linee guida specifiche e opportune alla realizzazione, intese ad impedire la disgregazione sociale, culturale e affettiva a garanzia di una uguaglianza senza distinzione. Non asserviti ai criteri di una società mendica, i pedagogisti clinici studiano ed agiscono sul rapporto uomo-ambiente ritenuto uno dei fattori principali dell’educazione a cui attribuiscono la responsabilità di significative conseguenze, e si caratterizzano per fervore e impegno contro fatti e situazioni di degrado sociale da imputare all’impostazione sociopolitica conservatrice ed elusiva. Il bersaglio sono i limiti di una società fratturata che da sempre chiede risposte spesso ostacolate da un sistema radicato di consuetudini secolari, di uomini cresciuti nel sistema e fedeli al sistema, di consorzi di uomini strettisi in alleanza difensiva a favore di questo sistema, ad un sistema supposto immodificabile. Tante le situazioni in cui l’Associazione si trova a studiare e intervenire contro l’inerzia responsabile di eludere sostanziali impegni; inerzia rea dell’assenza di nuove forme di diritto. Con questo libro l’Associazione non vuol fissare regole, bensì vuole aprire un confronto tra eventuali diverse posizioni finalizzato al principio dell’educazione base essenziale della formazione dell’uomo e di una società civile che trova radici nella scuola.