Neuropsichiatria e Pedagogista Clinico®

stetoscopio

Eravamo in 4 a conversare, il sottoscritto, il prof. Edo Bonistalli, la prof.ssa Anna Pesci e il prof. Giuseppe Talamucci, in uno degli incontri presso il Centro Studi Antiemarginazione, il punto di partenza la medicina, l’ideologia medica, il potere del medico, il rapporto tra malattia e salute e come dover gestire in comune, con diversi contributi scientifici e orientamenti sociali l’angoscia della malattia. L’argomento era comune e ciascuno testimoniava sulla base di esperienze personali il profilo delle inadeguatezze di una disciplina dalla quale ogni persona avrebbe dovuto trarre il massimo del vantaggio in termini di funzionalità degli organi e di equilibrio psico-emozionale. Per la neuropsichiatria Talamucci richiedeva una ricerca che scuotesse la tranquillità sanitaria con sperimentazioni che potessero problematizzare la situazione sostenuta da una ideologia medica che aveva tutto catalogato, tutto classificato, sulla base di rapporti causa effetto affascinati dal positivismo acritico. La conversazione portò a sostenere il diritto alla malattia e a voler riconosciuta la dignità della persona interlocutore partecipe al recupero della propria salute, intesa nella sua globalità, e che richiedeva di lasciare spazio a scambi con le nuove scienze emergenti.
È da questa conversazione che ebbe inizio un solido intreccio fra neuropsichiatria e Pedagogia Clinica; preziose energie intellettuali e personali esperienze di come, dal continuo stimolo culturale e operativo, si possa giungere a compatibili discipline, sanitarie e non sanitarie.
Facendo seguito ad un continuo riscontro fra ipotesi teoriche e verifiche sul campo, gli argomenti di elaborazione e revisione giunsero a sostenere che se ci vogliamo rivolgere ad una persona globalmente intesa, non possiamo più concepire singoli problemi da risolvere con interventi settoriali bensì rivolgersi in aiuto alla persona nella sua globalità e perciò soddisfare ogni sua necessità, trovare coniugi significativi a partire da un diverso vocabolario. Un aiuto alla persona che va oltre gli organi e le circoscritte funzioni per liberarla, come sostiene il prof. Giuseppe Talamucci, dalla propria vulnerabilità, farle acquisire una nuova fiducia, favorire la coesione dinamica fra dimensione somatica e dimensione emozionale-affettiva; argomenti innovativi e lemmi inconsueti per la neuropsichiatria che riconosce il potenziale pedagogico clinico e che assieme intende espandere interventi con le attenzioni commisurate a risposte flessibili mirate alla soddisfazione dei bisogni, sulla scia di segnali informatori e sull’abilità-disponibilità e di ogni necessità individuale. La finalità era ed è stata quella di coniugare due scienze, la Neuropsichiatria e la Pedagogia Clinica, che hanno in comune la cura della persona, nella sua globalità, e per tutto il corso della vita.

Guido Pesci