Nell’analizzare gli obiettivi del metodo e le esperienze richieste per conseguirli ben si comprende i vantaggi che ogni persona può trarne in arricchimento delle proprie capacità e disponibilità.
Non può sfuggire che, senza sforzo o condizionamento il metodo offre alla persona l’occasione di prendere coscienza dei rapporti fra ritmo, spazio e gesto, di favorire l’educazione somato-pratto-gnosica che è alla base dell’orientamento, di sviluppare le attività espressivo-motorie e posturali, promuovere un corretto orientamento oculomotorio e aiutare ogni dinamismo gestuale.
Sappiamo quanto l’ascolto di sollecitazioni ritmiche, i richiami in attenzione e lo sviluppo dello stato di piacere siano in grado di provocare stimoli al movimento fino ad assumere competenza senso-percettivo-motoria. È un’esperienza consapevole e intenzionale, strumento di conoscenza, di controllo e di padronanza muscolare organizzata che origina momenti coreografici artistico-espressivi, ricchi di vissuti emozionali oltre che di virtuosismi tecnici.
L’attività è condotta nel rispetto dei processi che ingenerano e aumentano atteggiamenti positivi nelle dichiarazioni di sé all’altro e richiede criteri metodologici specifici che consentano l’evitamento di disagi.
Il metodo BonGeste (Pesci G., Mani M.: Uomo Geometrico. Edizioni Scientifiche ISFAR, Firenze) aiuta la persona alla riscoperta, la conoscenza e l’accettazione dei propri limiti, a superare ogni inadeguatezza e impossibilità, ad aumentare la sicurezza di sé e l’autostima, restituendo ogni possibilità espressiva di significato all’interno di un contesto coreutico; un progresso della Pedagogia Clinica che trova significato nell’essenza coreutica, realizzata particolarmente in gruppo, un incentivo determinante per le potenzialità del soggetto e per il processo di evoluzione organizzativo ed espressivo-corporea.
Il corpo si accorda alla qualità dell’esperienza dei sensi e del gioco delle azioni muscolari, gli organi si plasmano nelle loro espressioni plastico-dinamiche in figurazioni corporee a cui si associano fino a raggiungere un’espressione organizzativa gestuale e con essa una scrittura del movimento in quanto forme plastiche del gesto delle braccia e delle mani, reso visibile per mezzo di tracciati proiettati su campo vuoto, ampie pareti o al suolo, con una mano o con ambedue, in un’azione che diviene ricordo. È un’esperienza i cui mezzi espressivi sono costituiti dal movimento dell’organismo umano e, in particolare, dagli organi più espressivi, cioè le braccia e le mani che realizzano un autentico linguaggio visibile nelle forme plastiche del gesto organizzato sui ritmi dal carattere dinamico, timbrico e agogico del gesto, fatto di figurazioni segniche che interpretano e rappresentano ogni valore espressivo-emozionale.
Marta Mani