Questo saggio nasce da un processo di ricerca, di studio, di riflessione rivolto all’analisi e approfondimento della scienza denominata Pedagogia Clinica. Un sapere di cui si disserta da quasi cinquant’anni in Italia e che nel tempo ha visto aggiungersi alla figura di Guido Pesci e del Movimento dei Pedagogisti Clinici – poi l’ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici – accademici italiani esterni a siffatto gruppo di studio e ricerca. Un Movimento, quello Guidato dal professor Pesci, che – come illustrato nel presente scritto – ha lavorato in profondità rispetto ai saperi e alle culture sviluppate durante la storia dall’umanità in tutto il mondo; giungendo, grazie alle numerose esperienze e vissuti, a rielaborazioni che sono sfociate in una nuova epistemologia.
Un sapere supportato all’esterno del Movimento non solo dai successi riportati in ambito professionale da coloro che – pedagogisti clinici ANPEC– instauravano relazioni di aiuto pedagogico cliniche improntate in questa expertise in action, ma anche grazie alla produzione di numerosi scritti – libri, articoli per riviste specialistiche – frutto di vissuti esperienziali, rielaborazioni, riflessioni maturate nella ricerca e nello stare in relazione simpatetica con le persone. Alcuni docenti universitari esterni a questo fermento – che temporalmente sono giunti a interessarsi della materia in anni successivi – si sono prestati a scrivere dei papers e, in alcuni casi, a promuovere forme di professionalizzazione di varie pedagogie cliniche che discostano totalmente, o in alcuni aspetti solo parzialmente, dall’epistemologia della Pedagogia Clinica definita dalle ricerche, riflessioni e studi del professor Guido Pesci e da parte dei pedagogisti clinici, dando vita a diverse e discostanti pedagogie cliniche.
Realtà distintive quelle che rimandano spesso ad altre discipline – pedagogia generale, pedagogia speciale, psicologia, medicina, biopedagogia … – e che presentano una realtà altra rispetto alla scienza pedagogico clinica. Nel raffronto tra le varie posizioni, inoltre, è emerso come soltanto la Pedagogia Clinica riferita ad ANPEC e al professor Pesci possa attribuirsi il diritto di dichiararsi scienza nuova, autonoma e distintiva. Un “privilegio” che nasce dalla semplice constatazione che è solo in tale ambito che si rinvengono tutti gli elementi propri di una epistemologia autonoma, nuova. Difatti si sono riscontrati solo qui linguaggi precisi, propri, chiari e distintivi; metodi, tecniche e metodologie specifiche, nate all’interno di questa realtà, non rinvenibili in altri saperi; un approccio socioeducativo, un dominio di scienza dell’educazione poiché – a dispetto di quanto dichiarato da alcuni studiosi – è il frutto della ricerca e rielaborazione trasdisciplinare svolta.
Pertanto il presente saggio si è strutturato sul ricercare l’“autenticità di una scienza” – di questa sapienza – rilevando i confini marcati e stabiliti e ponendo chiarezza sui distinguo rispetto a coloro che scrivono di pedagogia clinica invece che di Pedagogia Clinica.Il lavoro qui svolto si è basato sulla scomposizione analitica dei dichiarati, così da mettere il lettore davanti alle varie posizioni, ai vari assunti, ai vari distingui gnoseologici in modo che sia egli stesso, leggendo, a rilevare e notare le diversità, gli aspetti propri, innovativi o meno; così come a individuare quelle proposte fondate su una ricerca solida, approfondita, eclettica e quali appaiono più come un restyling di una già visto al quale si è cambiato semplicemente il nome e poco più; oppure di pensieri confusi che portano più che a una transdisciplinarietà a sovrapposizioni, giustapposizioni, invasioni di campo non utili ai fini di un aiuto alla persona.
A conclusione di quanto raccolto e dimostrato nel presente saggio, appare inevitabile il biasimo nei confronti delle numerose pedagogie cliniche, critica legata alla confusione dei piani in esse ravveduto – come dimostrato in tutto il testo –, al ricorso a lemmi e linguaggi inadeguati per un’area educativa, alla mancanza di metodi e tecniche proprie e non afferenti ad altre scienze e discipline, e in special modo rispetto al principio valoriale di fondo. Il quid principale – fermo restando la critica per tutto quanto fin qui elencato – è nel focus che contraddistingue in modo netto la Pedagogia Clinica dai tentativi emulativi malamente effettuati. Le cosiddette pedagogie cliniche operano in vista di processi ri-abilitativi, ri-educativi, legati ai disturbi, al negativo, al sanare gli aspetti deficitari mentre la Pedagogia Clinica è nata proprio dalla necessità di intervenire contro i flagelli emarginanti la persona in modo diverso, senza curare, ammaestrare, correggere, insegnare.
Siffatta scienza dell’educazione apporta nella realtà delle discipline in aiuto alla persona la novità di un approccio socio-educativo che a partire da un disagio, una difficoltà, facilita l’autoapprendimento delle modalità per far fronte alla situazione problematica e stabilire un nuovo equilibrio, stimolando la persona a scoprire in se stessa le proprie potenzialità e sviluppare abilità e disponibilità.
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