Pedagogista Clinico – Modus operandi

Professionista della scienza Pedagogia Clinica che, con modalità esclusivamente educative, metodi e tecniche propri, si rivolge a persone di ogni età al fine di promuovere ed estendere le capacità individuali e sociali, e favorirne il processo di sviluppo. Differenziandosi da un modello sanitario, non si concentra sui disturbi e le incapacità, non corregge né cura, non ammaestra né riabilita, egli attivando potenzialità e risorse accompagna la persona verso il cambiamento e la conquista di nuovi equilibri. L’intervento dai caratteri opposti all’aspetto correttivo-curativo favorisce la persona nel trovare le risorse adatte per vivere in una maggiore stabilità con un accompagnamento alla crescita e alla facilitazione del benessere. Esso si articola in un percorso conoscitivo che comprende la Verifica delle Potenzialità, Abilità e Disponibilità (PAD), secondo un’ottica di conoscenza globale della persona e di un intervento educativo specialistico, e non di definizione classificatoria né di identificazione del deficit. In questa sua procedura il Pedagogista Clinico® utilizza modalità distintive e lemmi propri di questa categoria professionale che ben lo definiscono sia da un punto di vista epistemologico che pratico-operativo. Egli persegue il concetto di continuum rispetto a quello di “fase”, “stadio” o modi di dire simili, in quanto concepisce lo sviluppo della persona come non temporalmente sezionabile, così come non accoglie i termini “scala”, “livello”, “profilo”, “bilancio”, “prove”, “esame”, e pure i vocaboli come “tipologia”, “categoria”, considerati riduzionismi e pertanto da evitare. Per lo stesso motivo i termini “disturbo” e “trattamento” non sono accolti dalla Pedagogia Clinica poiché scienza che si occupa dell’educazione della persona. Questo professionista si rivolge alla persona, non al “caso” né al “paziente”, poiché ritiene la persona unica e con specificità proprie, privilegia il termine “educazione” a quelli di “riabilitazione”, “rieducazione”, “terapia”. Per questo professionista, principio e scopo dell’educazione è e rimane in qualunque età e in qualunque momento quello di stimolare la persona a scoprire in sé stessa lo proprie potenzialità e sviluppare abilità e disponibilità; ne consegue che l’educazione propriamente detta non si attua attraverso “esercizi”, ma con esperienze o attività, e l’intervento non può essere divisibile in obiettivi e sottobiettivi in quanto è globale come globale è intesa la persona. L’impegno professionale trova pure un distinguo privilegiato nel termine “simpatia” rispetto ad “empatia”. L’empatia (cfr. Rogers) è la capacità del professionista di sentire con consapevolezza le emozioni, i valori personali, gli stati interni del cliente e i loro significati “come se” fosse quella persona (a condizione di non sovrapporre o intrecciare la cornice di riferimento del cliente con quella propria); la simpatia è invece l’abilità di percepire la situazione sentendo risuonare dentro di sé qualcosa di simile alla persona coinvolta; quindi, si tratta di uno stare in relazione meno profondo. In una relazione di tipo educativo si parla perciò di simpatia in quanto lo scopo non è entrare in risonanza con l’altro al fine di promuovere un cambiamento nel modo di “vedere” la realtà, ma è fornire, attraverso esperienze e attività, all’interno di un clima favorente, lo sviluppo di abilità e disponibilità. Il Pedagogista Clinico® concepisce, struttura e realizza il momento di incontro e conoscitivo della persona o delle persone che richiedono il suo aiuto, segue ogni attenzione opportuna per il percorso dall’accoglienza al contratto e i progrediti criteri di verifica, per spingersi poi ad individuare i processi di analisi storico-personale ed infine l’analisi delle autonomie e della coscienza di sé; un caratterizzato e ricco criterio scientifico e tecnico-metodologico con cui dare origine alla conoscenza dell’altro al fine di trovare indirizzi e confluenze per idonee iniziative educative di aiuto alla persona.