Pedagogia Clinica, genesi di una disciplina

csaNegli anni ’70 in Italia, così come in gran parte dell’Europa, si viveva un momento storico in cui le coscienze erano arricchite da un movimento ideologico che si muoveva in uno spazio culturale e che sosteneva con forza solidi mutamenti e variazioni contro una società ammantata da mistificanti cortine ed evasivi impegni.
La critica nel caldo delle lotte per una società più giusta non trascurava di richiedere una vita comunitaria più ricca e stimolante tesa ad evitare l’emarginazione ed abbattere le distorsioni e i pregiudizi nei confronti dei diversi, di tutti coloro che vivevano in uno stato di disabilità e disadattamento e perciò di aiuto.
Il bersaglio erano i complici di un assetto sociale a cui veniva rimproverata l’insensibilità nel riconoscere a tutti il diritto di essere aiutati  con atti operativi validi e rispondenti al presupposto dell’”uguaglianza senza distinzione”. Era un momento di lotta, di denuncia  a quei meccanismi sociali che decidevano di etichettare come malato ogni soggetto in difficoltà e soccorrerlo con criteri sanitarizzanti e assistenziali. Di fronte a tutto ciò un civile coraggio morale e chiarezza interiore alimentarono una sorta di fucina di valori nuovi, di cui vennero scritte pagine interessanti e utili ad n esame del ruolo riservato alla persona in difficoltà e degli atti necessari per liberarla.
In quegli anni i movimenti, condotti con audace iniziativa, erano assai spesso sostanziati oltre che da idee che cooperavano a creare elaborazioni valide per una realtà contemporanea, da indubbie conoscenze scientifiche; è il campo della ricerca scientifica infatti che ne a sostanziato le idee e promossa la formazione di una coscienza costruttiva con la quale si è contribuito ad un progresso orientato al cambiamento degli schemi tradizionali, con nuove regole morali e sociali e comportamenti alternativi.
La Pedagogia Clinica fu la risposta voluta da Guido Pesci al clima di emergenza, una scienza d’indole sociale, razionalmente teleologica, illuminata ed evoluta, ed essenzialmente sperimentale, che indaga i mezzi e propone le modalità necessarie per accompagnare l’uomo verso la libertà personale considerata la sua parte più intima e più nobile; un’educazione dell’uomo, come scrive Pesci, che attinge alla sorgente operativa del bene e il cui sguardo è rivolto all’ideale della vita con l’intento di favorire l’armonia tra il pensiero e l’azione. È l’ottica di un individuo proteso nella sua nuda essenza, nelle sue vive individualità, rinvigorito fra le contingenze della vita che trova risposte idonee ai suoi peculiari bisogni nei principi della Pedagogia Clinica e nelle abilità del Pedagogista Clinico® (Pesci, 2004, p. 14), a cui viene impedito l’isolamento in un microcosmo angusto dove tutto si adatta al deficit e in cui la patologia prospera, traumatizzandolo e atrofizzandolo sistematicamente nella sua disabilità
Questi i principi su cui Guido Pesci, assieme ad Anna Pesci e Edo Bonistalli, ha fondato in quegli anni il Movimento Scientifico Professionale dei Pedagogisti Clinici con sede presso il Centro Studi Antiemarginazione di Firenze, che ancora oggi continua con diversa egita e maggior impegno formativo, scientifico e professionale ad essere presente sul territorio nazionale con l’ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici.

Marta Mani